La rotta tra Djerba e Bougie

La rotta tra Djerba e Bougie


Luglio 1512
(Jumâda Al-Awwal 918)


Djerba, Bougie

Con Khayr-ad-din Barbarossa


In Anatolia centrale una ribellione degli sciiti che si opponevano alle deportazioni verso la Morea stava devastando il paese. Il vecchio sultano Bayezid sotto la pressione del pericolo di un'imminente guerra contro la Persia sarebbe presto stato costretto ad abdicare in favore del figlio Selim I.
Nel frattempo Khayr-ad-din Barbarossa restava scaltramente lontano da questi contrasti e rispondeva invece all'appello del re di Bougie (nell'attuale Algeria), il quale, scacciato dal trono due anni prima dagli spagnoli, era stato costretto a rifugiarsi sulle montagne dell'entroterra. L'offerta per Arouj era allettante: se avesse attaccato la città dal mare, il re sarebbe sceso in aiuto dalle montagne con i suoi zuavi e, una volta ripresa la città, gli avrebbe concesso l'usufrutto gratuito del porto.
Bougie era una piazzaforte strategica, con delle buone difese costruite dalle varie dinastie governanti, un porto naturale che poteva ospitare navi di qualsiasi stazza e con alle spalle i monti Babor e Tababor fitti di cedri e abeti: i legnami ideali per fabbricare navi. Insomma era il posto adatto ad un re.
Così Khayr-ad-din Barbarossa smontava i cannoni dalle galere conquistate e li posizionava su degli affusti in modo da renderli atti ad un assedio, faceva ampie provviste e salpava da Djerba insieme a un migliaio di corsari tra cui c'erano molti turchi attirati in Occidente dalla bramosia legata al nome dei Barbarossa.
Il viaggio era lungo circa cinquecento miglia e da percorrere per lo più con la forza dei remi. Il vento dell'est tuttavia non è rado in quelle zone nel corso dell'estate e permetteva ai marinai di alzare le vele. Uno breve scalo a Tunisi consentiva di fare rifornimento di acqua e polvere da sparo, la traversata sarebbe durata in tutto quindici giorni. Una volta giunto di fronte alla città con dodici galeotte armate numerosi pezzi di artiglieria il corsaro entrava in contatto con i rinforzi composti da circa tremila berberi che combattevano al seguito del re detronizzato.