La rotta di Kurtog Alì nel settembre 1516
Chios, Creta, Akras Maleas, Cerigo, Mykonos, Skyros, Serifos, Milos, Crotone, Santa Maria di Leuca, Otranto, Zante
Con Kurtog Alì
Tornato nelle Cicladi Kurtog Alì si portava a Chios con diciotto fuste e quattro galeotte, dopo aver fatto provvista di vettovaglie e d'acqua nell'isola, salpava e saccheggiava le coste di Creta. Quindi muoveva verso nord-ovest e avvistava nelle acque di Capo Maleo, nel Peloponneso, due grippi di cui uno risuciva a fuggire verso l'isola di Cerigo (e i marinai riuscivano a salvarsi guadagnando la terra e abbandonando il carico) mentre il secondo grippo veniva catturato. A bordo, il veneziano Marino Falier, recava con sé duemila ducati. Kurtog Alì oltre a sequestrargli la somma gli chiedeva un riscatto di altri tremila ducati.
Nel proseguimento della sua azione il corsaro conquistava una caravella ed un galeone entrambe veneziani.
Di seguito tornava a Creta e raggiungeva la baia de La Canea dove si appropriava di alcune barche di pescatori di Réthimon sempre senza trovare opposizione nelle autorità della Serenissima.
Poi tornava a mettere la prua a nord e assaliva quattro isole controllate dai veneziani nell'arcipelago: Mykonos, Skyros, Sérifos e Milos, ma in tale occasione veniva respinto ovunque.
Si trasferiva allora in Calabria con quindici vele, scendeva a terra a Crotone e ne bombardava il castello. Si accostava poi alla Puglia con due galee, tre galeotte, sei fuste e quattro vascelli. Sbarcava nel Salento e saccheggiava Supersano catturando molti prigionieri che poi avrebbe liberato dietro il pagamento di un riscatto di milleduecento ducati.
Entrava quindi nel mare Adriatico dove aveva notizia che un altro corsaro turco, Troylo, scorreva nelle acque del golfo di Amvrakikos davanti a Lepanto.
Kurtog Alì era inseguito da due galee veneziane che lo tallonavano da vicino per spiarne le mosse. Al capo di Santa Maria di Leuca si congiungeva con altri corsari turchi per finire col ritrovarsi a capo di una flottiglia forte di ventidue vele. Infine a fine mese con quattro galee incalzava a tre miglia da Otranto uno schierazzo di Zakynthos il cui equipaggio riusciva però a salvarsi a terra. Si impossessava analogamente di due fuste ai danni dei pontifici.
A Venezia si diffondeva il panico la Serenissima si rivelava impotente nei suoi confronti nell' Adriatico.