La battaglia di Zonchio, l'episodio dell'arrembaggio a Burak Reis (erronemente scambiato sia nel quadro che per anni in Europa con Kamal Alì)

La battaglia di Zonchio, l'episodio dell'arrembaggio a Burak Reis (erronemente scambiato sia nel quadro che per anni in Europa con Kamal Alì)


Agosto 1499
(Muharram 905)


Lepanto

Con Kamal Alì & Chablasi


Kamal Alì riattraversava con la flotta il mar Jonio e arrivava sotto Lepanto (Navpaktos) all'imbocco del canale di Corinto. Nelle retrovie Chablasi trasportava su grosse fuste il materiale da guerra per assediare la città.
Il 12 Agosto, più a sud, nei pressi di Capo Zonchio (vicino a Navarino), le navi ottomane e quelle veneziane si scontravano e, per la prima volta nella storia in un combattimento tra flotte di grosse dimensioni, venivano usati massicciamente i cannoni imbarcati sulle navi.
I cavalieri di Rodi, comandati dal gran priore Guy de Blanchefort e forti di sedici vascelli si portavano a nord, insieme ai comandanti Bernardino d'Ornesan e Pregeant de Bidoux, per difendere Lepanto. A Zonchio restava il comandante dei Veneziani, Antonio Grimiani, che era considerato un uomo poco valoroso: aveva 65 anni e aveva comprato la carica qualche settimana prima versando, si dice, quindicimila ducati alla Serenissima. Grimiani non era uomo rispettato dai marinari che eseguivano mal volentieri i suoi ordini.
La flotta ottomana (67 galee, 20 galeotte, 200 piccoli vascelli) era numericamente straripante rispetto alla flotta veneziana (47 galee, 17 galeotte e 100 navi minori) nonostante le ventotto navi di rinforzo inviate al comando di Andrea Loredan, provveditore generale di Corfù.
All'attacco dei musulmani sulle navi della Serenissima si era scatenato il panico: sorpresi dal tiro massiccio dei cannoni, sfiduciati e senza disposizioni generali precise, i marinai non erano inclini all'ordine di attaccare. "I comandanti di galee, spesso vigliacchi e traditori, con la gran parte della flotta e il Grimiani medesimo se ne stettero spettatori lontani e quando videro che le cose volgevano al peggio, presero il largo".
• Il secondo giorno di scontri, il 20 agosto, Grimiani ordinava ai marinai di uccidere i capitani che non avessero eseguito gli ordini, ma nonostante questa misura e nonostante il sopraggiunto supporto di quattro galee francesi, comandate dal valoroso corsaro Rapiamus, soltanto due delle galee veneziane ingaggiavano lo scontro tornando miracolosamente integre.
• Il 22 agosto Kamal Alì andava all'assalto della nave di Andrea Loredan, il più valoroso dei comandanti veneziani e riusciva a darla alle fiamme. Il capitano veneziano otteneva di non essere ucciso, nonostante l'ammiraglio supremo della flotta ottomana Ibrahim Pascià ne avesse decretato la morte. Secondo le cronache dell'epoca "Dalle coffe oltre alle frecce vengono scagliati grossi dardi pietre e munizioni mentre nella coffa turca gli uomini proiettano delle fiammate con delle trombe da fuoco".
• Il 25 agosto ai veneziani riusciva finalmente un attacco più strutturato e questa volta erano gli ottomani a subire la perdita di alcune galee, ma, notata l'indisciplina nella catena di comando veneziana, Kamal Alì ordinava un repentino contrattacco riuscendo a recuperare immediatamente il naviglio inizialmente perduto. A quel punto i quattro vascelli francesi, irritati dalla condotta dei veneziani, si sfilavano dalla battaglia facendo vela versa Rodi. In quel momento, il più critico della battaglia, due grosse caracche comandate da Andrea Loredan e Alban D'Armer arrembavano contemporaneamente una delle due navi ammiraglie della flotta Ottomana.
Burak Reis, comandante della goke ottomana, non riuscendo a liberarsi dalla morsa delle navi veneziane, dava fuoco con della pece bollente alle navi nemiche restando inevitabilmente coinvolto nel rogo. "Non finì la battaglia che tutte e tre (le navi) si brusorno". La vista dell'incendio e delle esplosioni sulle tre grosse navi era il colpo definitivo per il morale dei veneziani che intuendo la morte dei loro due valorosi comandanti cedevano allo sconforto.
La flotta veneziana, nonostante i soccorsi tardivi degli spagnoli comandati dal futuro viceré di Napoli Bernardo Villamarin, era sconfitta e si ritirava a Corfù, insieme ai cavalieri di Rodi di Pregeant de Bidoux.
I prigionieri cristiani venivano decapitati.
Antonio Grimiani veniva arrestato e deportato a Cherso in Macedonia, al suo posto veniva scelto Melchiorre Trevisan.