A destra: Rodi nel 1480; a sinistra: Rodi nel 1522 ricostruita su una mappa moderna. Rimane la stessa distribuzione della mura, ma si possono notare i bastioni nei fossati davanti al settore inglese e a quello spagnolo.

A destra: Rodi nel 1480; a sinistra: Rodi nel 1522 ricostruita su una mappa moderna. Rimane la stessa distribuzione della mura, ma si possono notare i bastioni nei fossati davanti al settore inglese e a quello spagnolo.


Dicembre 1522
(Muharram 929)


Rodi

Con Kurtog Alì


Rodi era ottomana e offriva, per la sua posizione strategica "il dominio sulle altre isole e l'ammirazione di tutto il mediterraneo".
Pregeant de Bidoux veniva preso in ostaggio, temporaneamente, dai turchi. Poi salpava verso l'isola di Creta e, in seguito, gli veninva assegnato il comando della galea “San Giovanni” al posto del galeone precedente: a bordo, lasciando Rodi, si trovava anche il gran maestro Philippe de Villiers l'isle d'Adam.
Bernardino D'Airasca si trasferiva a Iraklion, capitale di Creta, isola controllata dai veneziani. Gli veninva assegnato dall'ordine il comando della galea “Santa Caterina”. Poi conduceva la flotta, con cinquanta navi, a Civitavecchia portando con sé cinquemila uomini, fra cavalieri e soldati, sfuggiti alla morte sul campo. I cavalieri lasciavano Rodi con i loro famigliari e servitori per sempre.
Andrea Doria e Bernardino d'Ornesan, fermi nel golfo di Squillace, rispettivamente con quattro e quattordici galee avevano atteso invano l'arrivo dei rinforzi da Napoli per muovere congiuntamente verso Rodi.
La diaspora successiva alla caduta di Rodi seminava i cavalieri ai quattro angoli del Mediterraneo: Michel Vidal riparava a Episkopi, sull'isola di Creta, dove trovava un alleato in Paolo Giustiniani; Ugo di Copones riparava a Siracusa; iniziava, in generale, un periodo di peregrinazioni lungo sette anni in cui i cavalieri cercavano di contrattare l'acquisto o l'usufrutto di roccaforti come Creta, Messina, Viterbo, Nizza finché alla fine, nel 1530, Carlo V concedeva loro la Porta d’Italia, ovvero l'Isola di Malta, in cambio di un tributo simbolico annuale al Vicerè di Sicilia, un falcone. Veninva loro concessa anche Tripoli, ma non se ne sarebbero mai curati troppo, reputandola indifendibile. Malta erano uno scoglio con un pugno d'abitanti, ma sotto i cavalieri sarebbe diventata un'isola fortificata, ricca e popolata. L'Isle-Adam sarebbe morto proprio a Malta dodici anni dopo, nel 1534, mentre il suo sogno di tornare a Rodi era ancora vivo.