Il canale tra Piombino e l'Elba

Il canale tra Piombino e l'Elba


Giugno 1526
(Ramadan 932)


Reggio Calabria, Messina, Piombino, Valencia, Djdjellj

Con Khayr-ad-din Barbarossa


Khayr-ad-din Barbarossa sbarcava il mese successivo a Reggio Calabria e veniva respinto con la perdita di duecento uomini. Passava quindi davanti al Faro di Messina ed espugnava il castello sul porto. Risaliva poi il Tirreno e compariva nelle acque della Toscana con sedici navi. Qui veniva sorpreso nel canale di Piombino dalla flotta pontificia condotta da Andrea Doria e Saint Blancard e composta da otto galee e tre fuste alle quali si aggiungevano tre galee dei cavalieri di Malta, comandate da Ludovico dal Pozzo.
Il Barbarossa era obbligato a fuggire, lasciava nelle mani dei suoi nemici quindici navi tra brigantini, fuste e galeotte (tutte eccetto la sua). Centinaia di uomini delle sue ciurme erano fatti schiavi e rinchiusi nelle prigioni della darsena di Civitavecchia viceversa centinaia di schiavi cristiani, compresi molti pescatori e contadini toscani catturati in precedenza, erano liberati dalle catene.
Una sola galea di proprietà del Doria e una galea maltese venivano affondate, sebbene molte fossero danneggiate. Il Doria era ferito ma era il Barbarossa che si salvava a stento con la sua galeotta dovendo anche subire un lungo inseguimento dal cavaliere di Malta Paolo Simeoni.
Nel contempo, anche un luogotenente del Barbarossa, che operava al largo di Valencia con tre galee e quindici fuste, si scontrava per due giorni con un galeone biscaglino di duemilacinquecento salme che trasportava minerale di ferro. Molte erano anche in questo caso le vittime fra i corsari e mentre solo sette spagnoli restavano uccisi. Il galeone, nonostante venisse disalberato dai barbareschi, riusciva a riparare a Malta.
A seguito della pesante sconfitta il Barbarossa riparava a Djdjellj per ricostituire la sua flotta, preferiva infatti non vivere ad Algeri perché intuiva che la popolazione araba gli era ostile. Si narra che anche certi incubi, che sembravano predicargli solo sfortuna, lo avevano spinto a lasciare Algeri.