Formentera
Algeri, Oliva, Formentera, Ibiza
Con Khayr-ad-din Barbarossa
Nelle stesse settimane, il fidato ufficiale del Barbarossa Salish Rais era entrato alla testa di quattordici galeotte nel golfo di Valencia alla caccia di prede.
Sul finire dell'estate lo stesso Salish Rais insieme a Aydin Rais, "Il terrore del diavolo" e a Sinan si metteva in mare per le Baleari. Dopo le solite razzie, che comprendevano la cattura di tre navi mercantili e di un gran numero di schiavi, veniva informato che ad Oliva, piccolo porto sulla costa di Valencia, vi erano molti moriscos (schiavi mori) disposti a riconoscergli forti somme pur di abbandonare la Spagna.
Giunto al largo di Oliva, Aydin imbarcava nottetempo duecento famiglie di moriscos e faceva vela in direzione dell'isola di Formentera. Formentera era l'isola più a sud delle Baleari e quindi covo preferito per i predoni algerini, sul lato meridionale un'ampia baia profonda era riparata alle spalle da pini e dune sabbiose che davano un eccellente schermo in caso di vento di Maestrale; vi si trovava acqua dolce in abbondanza e dal picco più alto era facile controllare il canale tra Maiorca e Ibiza.
Appena i turchi erano arrivati comparivano otto galee ed un brigantino spagnoli, agli ordini di Rodrigo Portundo, che si era messo in caccia in seguito alla promessa di diecimila ducati da parte del conte de Oliva. Aydin Rais, accortosi della scarsa manovrabilità delle sue navi per il sovraccarico, dava ordine di far scendere i profughi a Formentera e si apprestava ad una lotta impari: quattordici galeotte turche armate solo di pezzi prodieri sarebbero state facilmete spazzate via dai cannoni delle galere da guerra spagnole.
Il Portundo, dal canto suo, che aveva un numero di soldati ridotto perché molti erano a Roma per il giuramente dell'imperatore, si asteneva dall'aprire il fuoco per timore di fare annegare i profughi e di perdere in tal modo il relativo riscatto.
I corsari scambiando l'esitazione per codardia prendevano l'iniziativa e "remando con rabbia, piombarono su di loro come aquile e circondarono le otto galee prima ancora che gli sbigotti spagnoli potessero rendersi conto di che cosa stava succedendo". L'inizio dell'attacco era il momento critico di ogni scontro tra galee: da un lato gli spagnoli non avevano sufficenti archibugieri per falciare gli avversari, dall'altro i turchi "si avvicinavano al fianco delle navi con tutta la loro forza dei remi, emettendo la "chamade" e cioè l'urlo assordante dei rematori per terrorizzare il nemico".
Nella calura soffocante, appena temprata dal mare, le spade venivano sguainate, i moschetti sparavano, i cannoni tuonavano dalle prue e remi segnavano cerchi spumeggianti in acqua. Giunti a contatto i turchi cominciavano a scaraventare ogni sorta di cose sul ponte superiore frecce e pece bollente il tutto nello scricchiolante boato di decine di remi che si spezzavano.
Le navi comandate da Hassan Celibin e Suleiman Rais erano le prime ad investire la capitana del Portundo, il primo su un fianco ed il secondo a prua. Portonudo assisteva sbigottito alla rovina della sua squadra ed al crollo delle sue speranze quando un colpo di archibugio gli centrava il petto ferendolo mortalmente, il panico si diffondeva tra gli spagnoli: era l'inizio della fine. Nel frattempo anche Aydin Rais aveva la meglio sulla galea di Giovanni Biscaglino, che soccombeva a sua volta nello scontro, così come anche il corsaro spagnolo Matteo Sanchez periva nello battaglia con la galea condotta da Saba Rais.
I prigionieri erano numerosi, fra di essi un figlio dello stesso Portundo, Domingo (che sarà fatto impalare dal Barbarossa). I corsari barbareschi si appropriavano di sette galee su otto e le rimorchiavano ad Algeri. Solo una imbracazione riusciva a sfuggire alla cattura rifugiandosi a forza di remi ad Ibiza.
Aydin Rais prendeva di nuovo a bordo i moriscos e liberava alcune centinaia di schiavi musulmani dai banchi dove erano incatenati e li sostituiva con gli equipaggi delle galee spagnole. Dopo aver passato alcuni giorni all'ancora per individuare i capi delle navi catturate, riparare il fasciame e dividere il bottino sui vascelli, i corsari tornavano ad Algeri con sette navi a rimorchio tra cui l'ammiraglia della flotta spagnola nel Mediterraneo. Erano accolti in trionfo e inviavano a Costantinopoli, al sultano Solimano, il vessillo del Portundo e gli ornamenti di poppa della capitana avversaria.