Un tratto di costa di Lipari
Favignana, Vulcano, Lipari, Messina, Siracusa
Con Sinan
Tornato alla sua base a Favignana Sinan riprendeva a desolare le coste siciliane forte di trentaquattro fuste. Alla sua caccia si mettevano cinque galee maltesi agli ordini di Ugo di Copones.
Il cavaliere gerosolomitano dal canto suo era un nemico temibile, aveva combattuto a Rodi nel 1522 e scorreva per il Tirreno fino a Giannutri. Nel rientrare a Messina in quell'anno si era inoltrato tra l'isola di Vulcano e quella di Lipari e aveva catturato prima la galeotta di Kara Saym Rais e, successivamente, quella del sangiacco di Mitilene Kara Mustafa (nativo di Fochia in Turchia). Da queste aveva liberato trecento schiavi cristiani fra cui molti catturati nei giorni precedenti a bordo di un brigantino dell'ordine gerosolomitano.
I due corsari non erano stati impiccati dai cavalieri secondo il loro costume perché non si erano comportati in modo crudele in occasione della cattura della nave maltese e non venivano neppure messi ai remi come invece era toccato agli altri centosessanta uomini, fra turchi e mori catturati nella duplice azione.
Il Copones entrava a Messina con le due galeotte turche al traino ed era accolto dalla popolazione festante. I cavalieri dell'ordine, infatti, per le loro recenti gesta belliche, avevano ottenuto il permesso di entrare ed uscire liberamente dal porto della città senza particolari autorizzazioni.
Non molto dopo Ugo di Copones ritornava a Messina con le stesse cinque galee per scortare e rimorchiare a Siracusa un vascello inglese in cui sono trasportati diciannove pezzi di artiglieria di bronzo, con 1023 palle di ferro, donati dal re d'Inghilterra Enrico VIII al gran maestro dell'ordine gerosolomitano.