La baia di Cherchell

La baia di Cherchell


Giugno 1530
(Chawwâl 936)


Bougie, Orano, Cherchell, Baleari, Malaga, isole Hyeres, La Napoule

Con Sinan


A inizio estate Sinan si trovava con il Barbarossa sulla costa barbaresca tra Bougie ed Orano. I due corsari comandavano una flotta di quarantacinque vele fra cui si contavano undici galee.
Intanto Andrea Doria, al comando di quindici galee a cui si aggiungevano tredici galee francesi, si scontrava a Cherchell con quattordici legni della flotta del Barbarossa tra cui c'erano due galee, tre galeotte e nove fuste capitanati da Alì Caraman, un rinnegato di Kos noto come lo sfregiato.
Le navi barbaresche si trovavano alla fonda nel porto, distante cinquanta miglia da Algeri, che fungeva da luogo di rifugio e di rifornimento delle galeotte quando Andrea Doria faceva sbarcare improvvisamente millecinquecento archibugieri comandati dal nipote nonché cavaliere dell'ordine di Santiago Cristoforo Pallavicini e da Erasmo Doria. Dopo una prima scaramuccia i due riuscivano a liberare ottocento schiavi cristiani, che erano stati fatti rinchiudere in alcune cisterne, e costringevano Caraman Alì a far affondare la maggior parte delle sue navi per impedire che esse cadessero nelle mani degli avversari. Il corsaro turco ordinava quindi ai suoi di rifugiarsi nel castello di Sativa.
Quando gli uomini della flotta spagnola si diperdevano per saccheggiare le navi arenate, a sorpresa, cinquecento turchi con Caraman Alì in testa uscivano dal castello e, con il supporto dei mori e degli arabi dei dintorni, lanciavano il contrattacco contro spagnoli e genovesi. La mossa coglieva di sopresa il Doria che era costretto ad abbandonare le truppe a terra e salpare proteggendo la fuga con le artiglierie delle navi prima che il Barbarossa stesso piombasse su Cherchell. I cristiani perdevano così ben trecentoquattordici uomini tra uccisi e prigionieri, fra questi c'era anche Giorgio Pallavicini con alcuni capitani.
Tuttavia l'operazione non risultava del tutto negativa per gli assalitori: questi riuscivano infatti, oltre alla liberazione dal remo di ottocento cristiani, a incendiare a terra cinque fuste e a recuperare due galee di Napoli (conquistate dal Caraman alcuni giorni prima), tre galeotte e varie fuste.
Saputa la notizia, Khayr ad-din Barbarossa, sempre insieme a Sinan, decideva la rappresaglia: prima si rafforzava unendo nove fuste alla sua squadra, poi puntava su Maiorca, Minorca e la costa di Malaga.
Giungeva poi alle isole Hyères con dieci galee e quaranta fuste.
Durante la spedizione settantacinque schiavi cristiani di una fusta uccidevano i corsari a bordo e riparavano nel castello di Bregançon.
A metà mese il Barbarossa scendeva a terra sulla costa provenzale, a La Napoule, insieme a Moro di Alessandria. Il villaggio provenzale, dopo alcuni assalti, cedeva rovinosamente e molti prigionieri venivano condotti sulle navi dei turchi vincitori. Solo il castello resisteva ai corsari. La Napoule veniva data alle fiamme.