Modone in una antica stampa
Sebenik, Skyros, Eubea, Modone
Con Cifut Rais
Tornato nell'Adriatico Cifut Rais veniva segnalato in navigazione nelle acque di Sebenik, in Dalmazia, prima di rimettere la prua a sud. Rieffettuava quindi il periplo del Peloponneso e risaliva la costa greca fino alle Sporadi dove la sua fusta di venti banchi intercettava davanti a Skyros una nave turca. Nonostante la bandiera, lo spirito da pirata prevaleva e Cifut rais faceva prigionieri otto sudditi veneziani prima di rilasciare il bastimento.
A fine mese riparava di nuovo a Capo Mantello sull'isola di Eubea.
Nelle settimane in cui Cifut Rais transitava dal Peloponneso si svolgeva la cosidetta "impresa di Modone": un colpo di mano di un gruppo di cavalieri gerosolimitani che per breve tempo avrebbe riconquistato la città agli ottomani. Cifut Rais non sarebbe intervenuto nella vicenda.
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Giacomo Grimaldi, un cavaliere gerosolimitano originario di Genova, aveva noleggiato per dodicimila ducati due galee dell'ordine destinandole alla così detta “impresa di Modone”.
A bordo si trovava, come avventuriero, Vincenzo Cicala che poi diventerà uno dei corsari più famosi del Mediterraneo. Facevano parte dell'impresa anche Bernardino Salviati, che era stato appena nominato capitano generale a Malta, e Giovanni Battista Schiattese, cavaliere romano al servizio dei Maltesi.
Alle due galee noleggiate dal Grimaldi si affiancavano quattro galee condotte dal Salviati di cui tre maltesi e una, l'Aquila, era stata concessa dal viceré di Sicilia, oltre a due grippi e due brigantini.
Giunti all'isola di Sapientza, di fronte a Modone, il Grimaldi e lo Schiattese accompagnavano a terra alcuni rinnegati greci che avevano contatti per favorire i cavalieri di Malta.
Nel contempo era stato organizzato lo sbarco dei due grippi che portavano un carico di vino che veniva offerto generosamente ai gianizzeri di guardia ubriacandoli.
A questo punto lo Schiattese e il Grimaldi passavano all'azione: uccidevano coi loro marinai le sentinelle e si impadronivano del molo e della torre sul porto. Al loro segnale, venivano raggiunti da trecento archibugieri nascosti nei pressi. Modone era messa a sacco. I turchi si rifugiavano in una torre vicina in attesa dei soccorsi che sarebbero arrivati puntuali. Seimila uomini mandanti dall'agà mettevano in rotta i cavalieri. Il Salviati dava l'ordine di ritirata ma riusciva a portare via con sé ottocento prigionieri oltre a ricche spoglie ed alcuni pezzi di artiglieria.