Punta Calamizzi, sprofondata per un movimento bradisismico il 20 ottobre 1562
Reggio Calabria
Con Khayr-ad-din Barbarossa
Nel corso dell'estate successiva all'insediamento a Djerba i fratelli Barbarossa si trovavano a fare i conti con la flotta pontificia e i comandanti Giovanni e Baldassarre di Biassa. Il secondo in verità era già stato sconfitto, qualche anno prima, da Kurtog Alì alla foce del Tevere.
I papali presidiavano il Tirreno da Terracina fino al Monte Argentario; per eluderne la morsa Khayr-ad-din Barbarossa, insieme al fratello Arouj, conduceva sessanta navi nella rada di Punta Calamizzi, vicino a Reggio Calabria.
Dopo lo sbarco i fratelli Barbarossa si dirigevano verso la città aprendosi un varco tra le strenue difese degli abitanti e dilagavano presto nelle vie dell'abitato. Venivano incendiate innumerevoli case e molte chiese erano spogliate.
Avuta la notizia dell'incursione il viceré di Napoli Raimondo di Cardona spediva dalla sua città venti galee e quattro tartane, al comando del marchese di Bitonto, ma i soccorsi arrivavano troppo tardi. Al termine della scorreria i due corsari caricavano beni e prigionieri sulle loro navi e riprendevano indisturbati il largo. I danni subiti dal territorio erano di tale entità che alla città veniva accordata l'esenzione fiscale per due anni.