Algeri nel 1516
Cherchell, Algeri
Con Arouj Barbarossa
Alla morte del re di Spagna Ferdinando il Cattolico, Carlo V d'Asburgo diventava Carlo I di Spagna ereditando la Castiglia, la Navarra, Granada, le Asturie, i possedimenti in Africa settentrionale, nell'America centrale (Messico) ed in quella caraibica da Isabella di Castiglia, ma ereditando anche Regni d'Aragona, Valencia e Maiorca e le contee sovrane di Barcellona, Rossiglione e Cerdagna nonché i Regni di Napoli, Sicilia e Sardegna da Ferdinando d'Aragona.
La cittadinanza di Algeri aveva quindi maturato l'idea che quello fosse il momento di ribellarsi al vassallaggio delle truppe spagnole asserragliate nella fortezza del Penon de Velez de Gomera. Il presidio costruito su un'isoletta del porto, era il fulcro del potere opressivo degli spagnoli. Così il più importante capo della zona Salim-ed-Tevimi, un beduino di Bildah, si portava a Djdjelli da Arouj Barbarossa per chiederne l'aiuto.
Algeri era la migliore conquista possibile: era la città più popolosa della regione, in una posizione ideale per dominare le rotte di Ponente, con una produzione agricola di rilievo e un entroterra ricco di cedri, pini e abeti, che erano risorse fondamentali per il mantenimento della flotta.
Arouj approfittava volentieri quindi della congiunzione internazionale e marciava su Algeri con ottocento turchi, tremila uomini reclutati fra i suoi sudditi ed altri duemila volontari mori. Intanto il fratello Khayr ad din lo affiancava dal mare con diciotto galeotte e tre galee cariche di cannoni.
Come prima tappa il Barbarossa prendeva possesso del piccolo porto di Cherchell posto quarantacinque miglia da Algeri uccidendo con un colpo di sciabola il sultano locale, tal Kara Hasan che ingannato, pensava che Arouj stesse chiedendo il suo aiuto. Non c'era spazio nella testa del Barbarossa per due regni così vicini, quindi senza altre formalità, dopo aver obbligato i turchi di Chercell ad arruolarsi, ripartiva con sei galee in più nella flotta.
Giunto ad Algeri, Arouj Barbarossa iniziava a martellare le mura della città, ma doveva fare il conto con il fatto che i suoi cannoni erano di calibro relativamente leggero per mura spesse come quelle del Penon de Velez. Inuita la cosa Arouj aveva mandato un emissario al comandante spagnolo offrendo un salvacondotto in cambio della resa, ma la risposta degli spagnoli era stata fiera: " Nè le vostre minacce né le cortesie da voi proposte possono sortire effetto su uomini come noi; potrebbero forse ottenere qualche effetto sui codardi. E non dimenticate ciò che accadde a Bougie...qui potreste anche uscirne peggio."
Dopo questa altezzosa risposta Arouj dava inizio a venti giorni di assedio, ma senza riuscire a produrre nessuna breccia significativa nelle posizioni spagnole. Così aveva cambiato strategia volgendo la sua attenzione su Algeri e su quel Salim-ed-Tevimi che aveva chiesto il suo aiuto.
Un giovedì mattino, Arouj penetrava furtivamente nel palazzo di Salim, sorprendendolo mentre si trovava nell'hammam, e lo strangolava con un asciugamani che trovava sul posto. Ufficialmente, Salim risultava essere deceduto per un attacco apoplettico dovuto al calore del bagno turco. Arouj Barbarossa diveniva così unico signore di Algeri.
Secondo un'altra versione, Salim, timoroso della sua sorte, fuggiva in un primo tempo sulle montagne vicine. Quando si presentava poi ad un incontro proposto nella città veniva impiccato con il suo turbante alla porta orientale di Algeri.
Il figlio di Salim fuggiva ad Orano dove otteneva la protezione degli spagnoli. Dell'uccisione di Salim saranno in seguito accusati un ministro del Barbarossa ed altri trenta complici: tutti saranno fatti uccidere per coprire la trama.
Gli arabi venivano cacciati da tutti gli uffici pubblici e sostituiti con turchi o stranieri. Barbarossa fortificava la casbah, coniava una moneta con la scritta Sultano Arouj e obbligava la popolazione a sottomettersigli in quanto vassallo del sultano ottomano e, a sfregio, cercava di avere nel suo harem la vedova di Salim, Zaffira, ma la donna preferiva darsi la morte con il veleno piuttosto che cedere ai suoi desideri.
Per vendetta, il Barbarossa faceva strozzare tutte le persone vicine all'ex-regina facendo credere agli abitanti che la donna era fuggita dalla città.
Gli spagnoli dal canto loro, saltato il tacito accordo con gli algerini, avevano iniziato a bombardare saltuariamente la città, fatto che rendeva i Barbarossa ancora più invisi alla popolazione. Visto il piglio dispotico che aveva preso il governo, nasceva presto una congiura organizzata dai notabili algerini. Il piano era semplice: incendiare le galeotte in porto e chiudere le porte ai turchi che sarebbero accorsi fuori. Sfortunatamente per gli abitanti i Barbarossa anticipavano e sventavano la minaccia e, dopo aver dissimulato per alcuni giorni, si recavano nella moschea per pregare nel giorno in cui sapevano di trovare i cospiratori. A quel punto Arouj Barbarossa faceva chiudere le porte dai suoi soldati e si lanciava in un lungo discorso in cui sosteneva di non avere nulla a che spartire con chi scendeva a patti con gli odiati cristiani. Poi spingeva fuori dalla moschea venti tra le persone più in vista della città, le faceva inginocchiare e quindi decapitare tra le urla atterrite della popolazione: i loro corpi e le loro teste venivano poi gettati nelle strade prima di essere esposti sulle mura. I beni dei congiurati superstiti venivano, quasi spontaneamente, confiscati. Ossessionato dalla paura di un complotto, Arouj Barbarossa si circondava di guardie che avevano il compito di perseguire ogni minimo sospetto e di procedere alle esecuzioni sulla pubblica piazza. I giannizzeri ed i corsari mettevano a sacco la città, stupravano le donne, giustiziavano tutti quelli che sembravano opporre resistenza, svaligiavano abitazioni e magazzini senza che Arouj Barbarossa facesse alcunché per placare la loro furia.