Algeri nel sedicesimo secono, con la fortezza del Penon in primo piano
Algeri
Con Arouj Barbarossa
La rivolta anti-spagnola in Barberia si stava allargando. Per correre ai ripari il cardinale Ximenes, capo del consiglio di reggenza spagnolo del giovane re Carlo I (il futuro imperatore Carlo V), faceva partire da Cartagena un'armata di ottanta navi, con ottomila veterani a bordo agli ordini di Diego de Vera, sia per portare soccorso agli assediati del Penon de Velez, sia per passare alla conquista di Algeri e rimettere sul trono il figlio dello sceicco Salim-ed-Tevimi.
Politicamente la Spagna era in difficoltà anche perché le rotte commerciali del Maghreb si tenevano spontaneamente lontane dai presidi spagnoli e preferivano come sbarchi porti più sfuggenti. L'impatto militare non avrebbero però dato il contributo sperato.
Il comandante spagnolo, subito dopo lo sbarco, commetteva infatti il grosso errore di spedire le truppe contro la città divise in quattro colonne. Turchi, arabi e mori, comandati da Arouj Barbarossa ne approfittavano per un assalto repentino sulla spiaggia proprio mentre le teste di ponte di ciascuna colonna si stavano organizzando con un risultato devastante. La cavalleria berbera, infine, terminava la distruzione degli avversari senza che il presidio del Penon del Velez potesse intervenire in alcun modo.
I superstiti correvano confusamente a reimbarcarsi sulle navi, ma appena queste si muovevano, una furiosa tempesta le assaliva mandandole a fracassarsi l'una contro l'altra o contro la spiaggia. Molti uomini affogano in mare e coloro che si salvavano a terra erano uccisi dai nemici o sono fatti schiavi.
Per gli spagnoli era la disfatta totale. Tremilaquattrocento uomini erano morti e le loro teste, infisse su picche, orneranno per lungo tempo i sagrati delle moschee.
Solo un quarto della flotta, con mille uomini, riusciva a ritornare in Spagna: il de Vera, responsabile della vergognosa sconfitta, veniva messo a morte a furor di popolo. Il Barbarossa, al contrario, consolidava la sua posizione e si impadroniva di quasi tutta l'Algeria.