Biserta, con i suoi specchi d'acqua nell'entroterra

Biserta, con i suoi specchi d'acqua nell'entroterra


Agosto 1516
(Rajab 922)


Tunisi, Biserta

Con Kurtog Alì


Kurtog Alì si trovava a La Goletta, Tunisi, sotto minaccia dalle navi spagnole per l'occasione sostenute sia dalla squadra pontificia che da quella francese. Capo delle operazioni per il nemico era il cardinale di Salerno Federico Fregoso, mentre altri comandanti famosi che facevano parte della spedizione erano Paolo Vettori (con tre galee e due brigantini pontifici), Giovanni ed Antonio di Biassa (con quattro galee del papa), Andrea Doria (con otto galee genovesi di cui quattro erano di proprietà di privati), e infine i francesi Prégeant de Bidoux, Bernardino d'Ornesan ed il Servian (con sei galee e tre galeoni). I cristiani però, in un primo momento, cercavano Kurtog Alì nel braccio di mare fra l'isola d'Elba, l'isola di Capraia, la Corsica e la Sardegna e solo in un secondo momento puntavano su Biserta ai danni del re di Tunisi.
Particolare interessante era che Andrea Doria, da pirata qual'era, nell'occasione inalberava la bandiera pontificia perché il re di Tunisi era legato da un trattato commerciale con Genova.
Pontifici, genovesi e francesi, arrivati in vista di Biserta, si nascondevano notte tempo dietro l'isoletta della Galitta e solo all'alba seguente irrompevano di sorpresa nel porto della città.
Kurtog Alì aveva però ha avuto l'accortezza di ritirare le sue trenta navi nell'entroterra, alla fiumara, il luogo in cui di solito svernavano. Le sentinelle tunisine venivano comunque colte di sorpresa dall'assalto e alla vista dell'attacco gli schiavi cristiani iniziavano dei tumulti.
I genovesi condotti dal Doria scendevano a terra, correvano alle prigioni presso il porto e scioglievano dalle catene gli schiavi cristiani per poi mettersi a saccheggiare le navi di Kurtog Alì. Quindici fuste venivano distrutte più alcune galee.
Il porto di Biserta veniva messo a sacco dalla ciurma in cerca di bottino, ma in questo modo si perdeva del tempo prezioso. Gli uomini di Kurtog Alì riuscivano a riorganizzarsi e, riunitisi con i tunisini, sferravano un feroce contrattacco che porterà per la flotta cristiana alla disfatta: Il Bidoux riusciva tuttavia a mantenere l'ordine fra i suoi equipaggi, ma non altrettanto avveniva fra i genovesi del Doria. Costretti a ritirarsi perdevano due navi che, a causa del vento contrario, non riuscivano più ad uscire dalla laguna in cui si erano introdotti in precedenza. Nella battaglia i cristiani perdevano anche quattro brigantini e tre barze da trasporto, ognuna delle quali aveva a bordo duecento uomini.
La flotta cristiana, dopo la sconfitta, si ritirava navigando ancora lungo la costa tunisina, gettava l’ancora e spingeva tre barche armate (tre schifi) in incursione nello stagno di Tunisi. Queste, nonostante il tiro dell’artiglieria proveniente dalla torre posta a difesa del porto di La Goletta, riuscivano ad entrare nel canale e prendere a rimorchio una galea conquistata ai genovesi da Kurtog Alì l'anno precedente a Cipro.
Dopo questo colpo Paolo Vettori costeggiava il litorale maghrebino dalle Conigliere, alle secche di Kerkenna ed all'isola di Djerba) dove incendiava le navi nemiche e depredava varie località mentre Il Doria rientrava in Italia con al traino tre navi corsare.
Kurtog Alì, dopo lo scontro di Biserta, optava per trasferirsi sulla costa albanese dove si impadroniva di una nave veneziana carica di botti.