La mosche di Tlemcen del 1136

La mosche di Tlemcen del 1136


Dicembre 1518
(Dhul-hijja 924)


Tlemcen, Djerba, Siracusa

Con Khayr-ad-din Barbarossa


Dopo gli sforzi profusi nella difesa di Algeri, Khayr-ad-din Barbarossa conquistava Tlemcen grazie al supporto dei turchi che lo seguivano e ad un folto gruppi di fuoriusciti dalla città. I mori che sostenevano lo sceicco Buhammud al governo, erano costretti a fuggire. Il borgo di Tlemcen prima ed il castello poi venivano occupati, il popolo di Tlemcen nominava Khayr-ad-din Barbarossa re.
Ma per il condottiero turco le insidie erano sempre presenti: venuto a sapere da una schiava che centossanta notabili arabi avevano ordito una congiura ai suoi danni, li convocava con un tranello nella moschea, faceva chiudere le porte e li faceva arrestare dai suoi soldati. Venti di costoro, ritenuti i capi, venivano decapitati. Barbarossa, non pago, si impossessava del tesoro della corona, valutato in un milione e mezzo di ducati.
Intanto l'ex-sceicco di Tlemcen fuggiva ad Orano e otteneva l'aiuto degli spagnoli che muovevano da Cartagena cinquecento fanti e centocinquanta schioppettieri per la difesa del suo nuovo rifugio.

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Il mese antecedente a questi fatti avevano lasciato Tunisi importanti corsari cristiani come Fra Jannuzzo (con la sua nave da 400 botti di stazza), Pietro Bovadilla (anche lui con una nave da 400 botti) e Centurione (con una nave da 600 botti, con duecento uomini di equipaggio). I tre arrivano all'isola di Djerba e predavano navi genovesi e messinesi, poi si portavano a Siracusa dove Fra Jannuzzo saliva sulla nave del Centurione e lo uccideva. Fra Jannuzzo si appropriava poi sia della nave, sia di diciassette o diciotto mila ducati che rinveniva a bordo, frutto delle scorrerie. A fine mese, all'arrivo del provveditore della flotta veneziana Alvise da Canal, Fra Jannuzzo si levava dal porto con il Bovadilla e con due barze ed una caravella si dirigeva ad Augusta.
Nelle stesse acque, due mesi dopo essersi impadronito di due fuste turche (uccidendo 90 turchi) giungeva anche Andrea Doria che si portava all'isola di Favignana con una nave grossa, una barza ed un galeone alla ricerca del Centurione, di Pietro di Bovadilla e di Fra Jannuzzo.