Khayr ad-din Barbarossa
Tlemcen, Tunisi, Algeri
Con Khayr-ad-din Barbarossa
Alla morte dello sceicco Buhammud, che era stato ristabilito per breve tempo sul trono di Tlemcen dagli imperiali Barbarossa decideva di appoggiare nella faida per il controllo della città Muley-Abd-Allah contro il fratello Messaur, che era sostenuto dagli avversari. La mossa si riveleva azzeccata e Khayr-ad-din stabiizzava il suo controllo su Tlemcen.
A quel punto il re della Tunisia Mulah Mohammed gli aizzava contro gli sceicchi che governavano le tribù arabe ad est ed a ovest di Algeri, primo fra tutti quel Ahmed-ben-el-Kadì che aveva già abbandonato il fratello Arouj nella battaglia del Rio Salado.
Le milizie del Barbarossa venivano attirate in un'imboscata dallo stesso traditore di Arouj mentre marciavano su Tunisi ed erano sterminate. Ahmed-ben-el-Kadì marciava ora contro Algeri dove il Barbarossa si asserragliava a difesa della città.
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A Tunisi si trovavano anche il veneziano Sebastiano Moro che aveva scortato gli ambasciatori veneziani e l'ammiraglio pontificio Paolo Vettori che era stato appena riscattato da alcuni mercanti veneziani che avevano pagato per la sua liberazione la taglia di seimila ducati (venti volte più del normale). I mercanti consegnevano poi Paolo Vettori all'ammiraglio della Serenissima, Piero Michiel, che era alla fonda nel porto, con il pretesto di rendergli onore, ma in realtà per garantirsi del denaro versato. Paolo Vettori veniva ricondotto a Venezia. Il papa Leone X riconosceva ai veneziani l'ammontare del riscatto attingendo ai suoi beni personali e riconfermava a Paolo Vettori la sua fiducia.