Dragut
Djerba
Con Khayr-ad-din Barbarossa
Tra i comandanti al servizio di Khayr-ad-din Barbarossa si stava affermando sempre di più un turco di Antalya noto come Dragut. Veniva da una famiglia contadina ma "quella vita oscura e faticosa mal si conveniva al genio potente e ambizioso del giovane Dragut" così si era imbarcato, col consenso dei genitori, nella marina mamelucca a soli dodici anni e, siccome servire su quelle navi era precluso ai turchi, la madre era stata fatta passare per greca cristiana. A Il Cairo prima e ad Alessandria d'Egitto poi era stato addestrato all'uso dei cannoni, compito che svolgeva con un certo estro.
Con la caduta dell'impero mamelucco (1517) Dragut passava a navigare sotto comandanti come Sinan e Acsas Rais "lo zoppo" e conquistava presto la fama di ottimo pilota ed eccellente cannoniere. Acquistato un quarto di un brigantino ne riusciva a comprarne la totalità dopo poche scorrerie. Dopo aver battuto la rotta che univa Venezia coi porti dell'Egeo passava al servizio del Barbarossa che gli prometteva di portarlo con sé a Costantinopoli alla prima occasione e affidargli il comando di dodici galeotte.
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Pochi anni dopo la trionfale campagna d'Egitto, nel 1520, dopo aver ricevuto le chiavi della Kaaba, e quindi il titolo di califfo, il sultano Selim moriva e gli succedeva, senza lotte, il figlio Solimano I a cui era affidato il compito di consolidare la grandezza ottomana. La data segnava l'avvento della grandissima potenza imperiale e anche l'affacciarsi dell'intolleranza religiosa. La civilità turchesca che aveva le sue radici a oriente, nella vitale cultura turco-persiana sorta all'epoca dei selgiucchidi, si apriva a nuove influenze provenienti da sud: corsari algerini, mercanti egiziani, teologi siriani convergevano verso Costantinopoli. La lingua persiana restava la lingua della letteratura, ma l'arabo diventava la lingua utilizzata dalla teologia e dalla legge. Una gran parte degli ottomani con incarichi religiosi proveniva dai paesi arabi o vi era stata educata. Le rivolte in Egitto esplose con violenza alla morte di Selim venivano facilmente sedate dall'opera del gran vizir Ibrahim "il bel greco", sposo della sorella del sultano.