Capo Passero all'epoca, senza la fortezza spagnola che sarebbe stata costruita solo 50 anni dopo
Malta, Capo Passero, Ajaccio, Capraia, Capo Corso
Con Moro di Alessandria
Moro di Alessandria si trovava al largo di Malta dove si era congiunto con la flotta del Sinan. I due corsari raggiungevano Capo Passero con ventisei fuste e lì assaltavano e conquistavano tre navi (due provenienti da Chios ed una da Tripoli). In un contrattacco il corsaro genovese Battista Vaccari (che navigava su un galeone che si diceva di proprietà di Andrea Doria) e Guglielmo Bellomo (che aveva ottenuto dal governatore di Siracusa un salvacondotto per il Vaccari - che in passato aveva attaccato delle navi veneziane) gli riconquistavano una delle fuste prese a Capo Passero. Dopo l'operazione il Bellomo si collegava nelle acque di Malta anche con il corsaro francese Giovanni Fiorin.
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Negli stessi mesi un corsaro di Algeri noto come Chamali saliva agli onori delle cronache. In Giugno con tre galee nel golfo di Ajaccio e si impadroniva alle isole Sanguinarie di una barca di Saint Florent, proveniente dalla Sardegna, ed una barca di Calvì che aveva un carico di tavole. Poco dopo i mercanti di Ajaccio riscattavano le due imbarcazioni con i relativi equipaggi.
Nel mese di Agosto invece, sempre Chamali, assediava Capraia dopo avere fatto sbarcare trecento turchi ed una bombarda che sparava contro le abitazioni pietre da sessanta libre. Gli abitanti si battevano con vigore e uccidevano tra i sei e gli otto corsari e ferendone un numero maggiore. La bombarda riusciva però ad aprire una breccia nel muro che difendeva il paese. Gli attaccanti entravano quindi in una casa, ma venivano respinti. Al contrattacco dei difensori Chamali rinunciava all'assedio e lasciava l'isola dopo avere fatto tagliare i vigneti e fatto dare alle fiamme alcune palizzate. Abbandonava anche sulla spiaggia una barca carica di sale catturata prima di arrivare a Capraia. Chamali si dirigeva, quindi, verso Capo Corso dove attaccava una piccola nave veneziana, che trasportava sale e cenere, uscita dal porto di Bastia: tutto l'equipaggio veniva ucciso con l'eccezione di due marinai che, trovandosi a prua, riuscivano a calarsi in mare quando la nave veniva incendiata. I corsari proseguivano nelle loro incursioni appropriandosi pochi giorni dopo di altre cinque barche che da Bastia si stavano recando a Cavo: gli uomini dell'equipaggio riuscivano in questo caso a salvarsi.