Algeri nel sedicesimo secolo, con la fortezza del Penon in primo piano

Algeri nel sedicesimo secolo, con la fortezza del Penon in primo piano


Maggio 1529
(Ramadan 935)


Algeri

Con Khayr-ad-din Barbarossa


Dopo un anno di stallo Khayr-ad-din Barbarossa decideva di concentrare i suoi sforzi finalmente sulla fortezza del Penon de Velez che dominava l'accesso al porto di Algeri. Per il corsaro infatti non era più tollerabile le sue galee non potessero usare la parte più interna e più sicura del porto. Condivideva il pensiero del fratello Arouj che, una volta controllata buona parte della costa barbaresca, prima o poi l'occasione per prendere il Penon de Velez si sarebbe presentata. A differenza degli sforzi precedenti questa volta il Barbarossa infiltrava nella fortezza due mori che fingevano di volersi convertire alla fede cristina. I due avevano il compito di fare dei segnali all'esterno, ma venivano presto scoperti e impiccati ad una forca molto alta ben visibile dalla città.
Barbarossa decideva che era il momento di forzare la mano e inviava, come da prassi l'offerta di un salvacondotto in cambio della resa al governatore del forte, il nobile Martin de Vargas il quale rispondeva da uomo consapevole del peso della sua carica: "Sono sbalordito nel sentire una persona d'onore e un così buon soldato come il Pascià di Algeri proporre una cosa talmente disonorevole e sconveniente a chi non gli è da meno come uomo d'onore e come soldato. Tale proposta potrebbe venire considerata accettabile da chi valutasse scarsamente il proprio onore. Vorrei ricordarvi che avete a che fare con spagnoli, nei cui petti le vostre vane e infruttuose minacce non possono sollevare né paura né ansia."
A questo punto il Barbarossa decideva di vendicarsi e requisiva i cannoni ad un galeone francese che si era "casualmente" incagliato nelle secche antistanti a Cherchell e, il 6 Maggio, li utilizzava per battere le mura della roccaforte dando il via all'assedio.
Il bombardamento durava per sedici giorni ed era rafforzato dal tiro incrociato delle artiglierie delle sue navi e dalle batterie costiere che contavano anche su una grande bombarda in grado di scagliare enormi massi di pietra.
Quando le mura apparivano diroccate il Barbarossa lanciava all'assalto milleduecento uomini, molti dei quali recentemente fuggiti da Granada. I difensori superstiti (soli venticinque sugli iniziali centocinquanta) venivano facilmente costretti alla resa. Anche il governatore del forte, Martin de Vargas, era catturato dopo essere stato ferito.
I prigionieri venivano subito utilizzati per la ricostruzione del minareto della grande moschea che era stato abbattuto nel corso della battaglia. Il corsaro faceva, inoltre, radere al suolo il forte ed iniziava la costruzione del grande molo frangiflutti, lungo duecento metri, che unirà alla terraferma l'isolotto del Penon. In questo modo Algeri sarà dotata di un riparo più sicuro per le navi corsare.
L'opera richiederà due anni e l'impiego di migliaia di schiavi cristiani.