Algeri nel sedicesimo secolo, con la fortezza del Penon in primo piano
Algeri
Con Khayr-ad-din Barbarossa
Due settimane dopo la caduta del Penon, apparivano all'orizzonte nove caracche spagnole, cariche di truppe e di munizioni, che erano state inviate in soccorso della guarnigione. La squadra, comandata da Giorgio Ruiz de Alarçon, eseguiva una ricognizione, ma quando l'ammiraglio spagnolo si rendeva conto della caduta della fortezza, virava di bordo per rientrare in Spagna.
Il Barbarossa allora allestiva prontamente trenta navi per un assalto che si concludeva con la rapida appropriazione di tutto il convoglio.
Venivano fatti duemilasettecento prigionieri che andranno, pure essi, ad ingrossare il numero di coloro che erano impiegati nella costruzione delle opere pubbliche programmate dal signore di Algeri.
Inoltre il Barbarossa cercava di scambiare alcuni prigionieri per il suo ufficiale Tabach Rais che era caduto nelle mani degli spagnoli.
Anche una grande quantità di approvvigionamenti in termini di munizioni, cannoni e viveri rimpinguava il bottino. Il Barbarossa inviava al sultano Solimano, quali suoi doni personali, alcuni cannoni ed i prigionieri più prestanti.