Algeri nella mappa di Piri reis del 1513
Algeri
Con Khayr-ad-din Barbarossa
Khayr-ad-din Barbarossa rimaneva sempre ad Algeri anche per essere presente nei problemi e negli intrighi della politica locale mentre i suoi luogotenenti Aydin Rais, Salech Rais e Sinan combattevano la flotta spagnola nelle Baleari. Ad Algeri affluivano una grande quantità di moriscos in fuga delle coste andaluse ed una grande quantità di schiavi cristiani, settemila uomini fra cui si trovavano anche i capitani e l'equipaggio della flotta di Rodrigo Portundo vinta nelle Baleari.
Per il riscatto dei venti principali prigionieri Barbarossa esigeva ventimila ducati.
Nel novembre dell'anno successivo un traditore spagnolo, Francisco de Almança, lo informava che i settemila prigionieri suoi connazionali, che si ritrovavano rinchiusi nei bagni, erano riusciti a procurarsi molte armi e si accingevano a ribellarsi.
Il corsaro soffocava prontamente nel sangue la rivolta e faceva mettere a morte venti gentiluomini, considerati i capi della sommossa. Tra questi Martin de Vargas, ex comandante della fortezza del Penon de Velez era fatto uccidere a colpi di bastone ed il suo cadavere gettato in mare. Barbarossa rinunciava ad un'offerta di riscatto di novemila ducati e faceva tagliare la testa a diciassette capitani ed a altri uomini di conto. Domingo Portundo, figlio dell'ammiraglio sconfitto a Formentera, veniva impalato, Luigi di Siviglia era crocifisso ed arso a fuoco lento. Altri saranno buttati dalle torri sopra i ramponi delle mura, altri ancora saranno squartati da cavalli in corsa, oppure verranno tagliati a pezzi, sempre in modo lento e metodico al fine da prolungarne il supplizio.
Per tutti costoro, da ultimo, Barbarossa ne impediva la sepoltura sotto pena di morte. Gli altri ribelli venivano risparmiati, perché nelle mani degli spagnoli si trovavano due validi corsari e luogotenenenti del Barbarossa come Salech Rais e Tabach Rais.
In questo periodo la flotta del Barbarossa era forte di una quarantina di galeotte che erano in grado di portare assalti in tutto il Mediterraneo, dal golfo di Gabes, allo stretto di Messina, dall'Adriatico meridionale fino anche le isole dell'Egeo. Ai suoi ordini sottostavano gerarchicamente le taif dei rais (i consigli del comandanti), le milizie dei giannizzeri ed i moriscos fuggiti dalla Spagna.
Gli spagnoli erano in difficoltà: l'alleanza mascherata tra turchi e francesi stava dando i suoi frutti; il Sultano, levato l'assedio di Vienna accarezzava il pensiero di spostare la guerra in mare e assaltare Roma; i commissari nelle guarnigioni, ad esempio a Bougie, scrivevano implorando che gli venisse inviato un comandante capace; in Spagna il vescono di Saragozza faceva pubblicare un memoriale su che cosa convenisse fare, con urgenza, per proteggere le popolazioni dai mori e dai turchi.