Il castello di Koroni
Samos, Koroni, Rodi, Koroni
Con Kurtog Alì
Forte di una piccola flotta composta da quattro galeotte e due brigantini Kurtog Alì si appropriava di due galee sottili della Serenissima nei pressi di Samos: sequestrava le due navi sempre sebbene Venezia non fosse in guerra con l'impero ottomano e si rifiutava di restituirle ai legittimi proprietari perché a bordo sono state trovate armi, a suo dire, destinate ai difensori di Koroni.
Per lo stesso motivo obbligava il comandante veneziano Francesco Nicardo a desistere dal suo obiettivo ed allontanarsi lungo le coste di Beirut ed Alessandria d'Egitto. Il Nicardo era infatti al comando di un galeone di millecinquecento salme con cento uomini a bordo, che serviva da scorta a una barza carica di vettovaglie e munizioni dirette ai difensori di Koroni.
Kurtog Alì recuperava quindi una nave turca sequestrata dai corsari gerosolomitani e la conduceva a Rodi.
Infine si collegava nelle stesse acque con il Moro di Alessandria e con quaranta navi continuava con più forza nell'azione di blocco delle vettovaglie e delle munizioni ai danni dei difensori di Koroni.
A fine mese giungeva sotto Koroni, dove si trovava anche Peri Rais che con dieci galee e cinque fuste bombardava il castello dal mare ed aveva ai suoi ordini venticinque vele.
A Koroni stava per giungere anche Bernardo Salviati, fresco comandante della flotta pontificia, che era stato chiamato a soccorrere Girolamo di Mendoza, lasciato da Doria a capo della guarnigione dopo aver conquistato la città e ora sotto attacco dei turchi.
Il Salviati usciva da Civitavecchia e toccava Napoli, dove era raggiunto da Andrea Doria. I due raggiungevano, da ultimo, Messina per l'ultimazione dei preparativi di armamento delle sue galee.