Tunisi in un'antica rappresentazione
Tunisi
Con Khayr-ad-din Barbarossa
Per completare il suo controllo su Tunisi Khayr-ad-din Barbarossa si era impossessato anche del forte de La Goletta, ne aveva migliorato le fortificazioni con nuovi e più saldi bastioni e aveva messo gli schiavi al lavoro anche per restaurare alcuni edifici.
Con il sopraggiungere dell'inverno la gran parte delle galee venivano rimandate a Costantinopoli cariche di bottini, insieme a buona parte dei gianizzeri destinati a combattere la campagna in Iraq. A Tunisi restavano ottocento uomini tra turchi, rinnegati e mori, insieme a comandanti come Aydin Rais e Sinan.
Correva voce che Mulay Hasan fosse in trattativa con Carlo V: era disposto a diventare suo vassallo se l'imperatore avesse ripreso Tunisi.
L'europa cristiana si sentiva minacciata, i commerci erano diventati talmente insicuri che i premi di assicurazione erano diventati catastrofici. Venezia e Genova erano state costrette a introdurre nuove tasse per costruire nuove navi e implementare le fortificazioni. Lungo i litorali le torri di avvistamento spuntavano come funghi, Palermo si dotava di una nuova cinta muraria e città come Reggio Calabria, Siracusa, Catania, Otranto, Manfredonia, Gallipoli, Brindisi, Trani imbastivano opere di fortificazione. Molti piccoli porticcioli venivano abbandonati da pescatori che si ritiravano sulle colline, uscire in mare a pescare richiedeva troppo coraggio o troppo sprezzo del pericolo "dallo stretto di Messina a quello di Gibilterra nessuno in alcuna parte d'Europa poteva mangiare in pace o coricarsi sentendosi al sicuro".
Carlo V non poteva tollerare quella presenza conscio com'era che a breve la Sicilia stessa sarebbe potuta essere terreno di conquista e si preparava così ad allestire una pronta e feroce reazione. Nel frattempo ordinava personalmente ad una spia, Luis Presenda, di farsi passare come mercante, di stringere amicizia con gli uomini del Barbarossa ed elargire ricchi doni, dando feste e banchetti secondo l'uso del posto per poi seminare zizzania tra i comandanti corsari, istigare i sovrani locali contro il Barbarossa e cercare di farlo ammazzare col veleno o sgozzandolo nel sonno "giacché quello non beve mai senza ubriacarsi".
I francesi invece, che avevano avuto contatti diretti col Barbarossa e con il gran vizir già nella primavera, ospitavano un'ambasciata di undici triremi ottomane che proponevano una tregua mercantile. Intanto due bastimenti francesi avevano scaricato ad Algeri tra i dodici e quattordici eccellenti pezzi di artiglieria più la polvere e il metallo per fabbricarne altri. L'ambasciatore Jean de La Forest veniva accolto a Costantinopoli a braccia aperte: veniva deciso che il Barbarossa sarebbe andato a Marsiglia per poi attaccare, insieme ai francesi, Genova. In seguito Francesco I avrebbe puntato su Milano, mentre il Barbarossa avrebbe dovuto conquistare la Sicilia.