Battaglia di Tunisi del 1535, attacco a La Goletta
Minorca
Con Khayr-ad-din Barbarossa
Il Barbarossa riorganizzava quindi le sue file; prendeva altri tredici vascelli e dirigeva la sua vendetta sull'isola di Minorca per tornare a sfidare apertamente le flotte cristiane. Vi si presentava facendo innalzare dalla sacca delle bugiarde la bandiera spagnola. Gli isolani pensando di avere di fronte le navi che facevano parte della flotta imperiale si preparavano ad accoglierlo in trionfo. Al tiro a salve di saluto i turchi rispondevano però con una pioggia di palle di cannone. La città e la banchina del porto, dove era ormeggiata una caravella portoghese proveniente da La Goletta con un ricco carico, venivano sottoposte a saccheggio. Il Barbarossa assediava quindi Mahon, confortevolmente riparata in un gomito di mare, dove avevano trovato rifugio trecento uomini. Le galeotte oltrepassavano le isolette verdi della baia e viravano di bordo per accostare a terra di poppa. Calavano i pontili e un nugolo di uomini sbarcava a terra cercando vendetta. Dopo un assalto infruttuoso i difensori si arrendevano a patti.
Anche in questo caso la città era messa a sacco, venivano uccisi quattrocento abitanti ed altri seimila erano condotti in schiavitù: la loro vendita avrebbe procurato più di cinquecentomila ducati sui mercati di Badestan, Costantinopoli ed Alessandria. Il bottino si rivelava considerevole anche in termini di gioielli, stoffe preziose, polvere da sparo ed armi d'ogni genere tra cui alcune centinaia di cannoni che compensavano la perdita subita a La Goletta.
Da ultimo, il Barbarossa faceva decapitare il viceré Martino Iduren e al momento della partenza non accoglieva sulle sue navi i traditori che avevano agevolato la sua azione. Lasciava la città saccheggiata nella notte mentre ancora le fiamme crepitavano verso il cielo e si riflettevano nella baia.
Cinque cittadini che si erano particolarmente attivati per la resa venivano condannati a morte dal nuovo governatore spagnolo: ad uno di costoro veniva prima amputata la mano destra, quella che aveva aperto al Barbarossa la porta delle mura cittadine, al secondo, veniva tagliato il piede destro per essere entrato in Mahon al fianco dei corsari e anche gli altri tre erano parimenti mutilati. Tutti verranno decapitati sulla pubblica piazza ed il loro corpo squartato. Teste e membra venivano collocate in varie parti della città come il palazzo comunale, le mura e la porta verso il mare a titolo di monito.
Carlo V era obbligato a prendere in considerazione il trasloco forzoso degli abitanti di Minorca a Maiorca.